Decreto riguardante le virtù eroiche del Servo di Dio Giuseppe Lazzati

«La Presidenza delle Acli Milanesi accoglie con commozione la notizia della firma da parte di Papa Francesco del decreto con cui si riconosce che il professor Giuseppe Lazzati ha professato eroicamente tutte le virtù cristiane, con ciò riconoscendogli il titolo di “venerabile” e aprendo la strada alla sua beatificazione. In verità, la figura di Giuseppe Lazzati è già venerata ed amata per la santità di vita e la dottrina da molte persone dentro e fuori la Chiesa ambrosiana, di cui fu figlio fedele e vero maestro, nella sua condizione laicale che egli sempre rivendicò come elemento costitutivo della vita della Chiesa, per certi versi anticipando i decreti del Concilio Vaticano II di cui fu appassionato difensore e interprete.

È significativo per noi che questa decisione venga resa nota nello stesso giorno in cui Papa Francesco promulga la sua prima Enciclica Lumen fidei, nella quale il Vescovo di Roma ricorda che “la fede non allontana dal mondo ma spinge all’impegno”. Questo concetto fu alla base della vita del professor Lazzati, ed egli lo insegnò a generazioni di giovani laici cristiani, e le Acli ambrosiane si onorano di essere fra i suoi discepoli. L’attuale Rettore della Cattolica, prof. Franco Anelli ha voluto ricordare Giuseppe Lazzati: “L’Università Cattolica del Sacro Cuore ha accolto con gioia e gratitudine la decisione di Papa Francesco di autorizzare la Congregazione delle cause dei Santi a promulgare il decreto di riconoscimento delle virtù eroiche di Giuseppe Lazzati. Maestro per molte generazioni di studenti ed educatori, il Servo di Dio seppe guidare con umanità e raffinata intelligenza il nostro Ateneo nel corso di anni difficili e nello stesso tempo fecondi.

Nel ruolo di rettore, egli confermò costantemente l’attenzione alla persona umana e l’impegno per il bene comune già manifestati in altri contesti e fasi della sua vita, a partire dalla sua esperienza di padre costituente.” «Il riconoscimento delle virtù eroiche di Giuseppe Lazzati da parte di Papa Francesco è per l’Azione Cattolica ambrosiana motivo di grande gioia. Molti sono i soci che lo hanno direttamente conosciuto e che da lui hanno ricevuto molto. Per tutta la Associazione egli è sempre stato un punto di riferimento per la esemplarità della sua appartenenza alla Chiesa, per il suo impegno incessante nel mondo della cultura e nella società civile.

“Costruire la città dell’uomo a misura d’uomo” è stato un suo indirizzo di impegno a favore della città che riteniamo debba essere raccolto in particolare oggi. Ma per un cristiano ciò potrà essere se avrà rigorosa cura della propria vita spirituale, come appunto Lazzati ci ha insegnato. Sapeva parlare all’uomo con lo stile essenziale di chi passava molte ore in preghiera. I soci dell’Azione Cattolica ambrosiana sentono questo annuncio di oggi come uno stimolo ulteriore a non tirarsi indietro e a perseverare nell’impegno di servizio alla Chiesa e nel cammino teso alla santità. Lazzati ci ha insegnato e continua ad insegnarci che “il cristiano è nel mondo rivelazione del Padre, del Figlio e dello Spirito santo”».

Lazzati, il venerabile della «città dell’uomo»

Pochi giorni fa il Comune di Milano ha intitolato a Giuseppe Lazzati il giardino antistante l’istituto Leone XIII, da lui frequentato da studente. C’era in questo provvedimento il riconoscimento anche delle istituzioni pubbliche «a un laico cristiano, fedele e libero, fornito di uno straordinario carisma di educatore di coscienze giovanili», come avrebbe dichiarato il cardinale Martini in occasione dei funerali del professore, sintetizzando i diversi passaggi della sua vita: presidente dei giovani cattolici ambrosiani negli anni di Schuster, ufficiale degli alpini deportato in un lager tedesco, consigliere comunale di Milano, deputato Dc alla Costituente, docente universitario di letteratura cristiana, direttore dei quotidiano L’Italia, chiamato da Montini, rettore negli anni della contestazione e poi fino al 1983 dell’Università Cattolica, fondatore dell’istituto secolare “Milites Christi”.In tutti questi passaggi, il professore non si è mai stancato di richiamare i laici a essere fedeli alla loro specifica vocazione e a pensare quindi politicamente «per costruire la città dell’uomo a misura dell’uomo». Aveva iniziato a sollecitare i laici in questa direzione dopo l’esperienza del lager – dove aveva promosso momenti di preghiera e incontri su temi religiosi e politici – in un volumetto, Il fondamento di ogni ricostruzione (le definisce pagine «pensate scritte e dette in campo di concentramento che non si propongono di condurre alla fede, ma di rendere cosciente la fede e la visione di fede nella vita»).

Per Lazzati la chiamata alla santità, che dovrebbe essere obiettivo di ogni cristiano, doveva avvenire «non nonostante, ma attraverso l’attività di ogni giorno», con una testimonianza continua e quotidiana che avrebbe trovato corrispondenza nella Lumen gentium, per la quale «è dei laici cercare il regno di Dio trattando e ordinando secondo Dio le cose temporali».Di qui l’intensa spiritualità, animata da incessante preghiera e riflessione continua sulla Parola di Dio, che caratterizza la vita di Lazzati, laico fedele in una Chiesa che, nonostante smagliature, “sporcizie”, contestazioni (anche delle scelte da lui compiute) egli amava in modo particolare nella comune professione di fede. «Non vi accada mai di sentirla estranea e di sentirvi a lei estranei», avrebbe scritto nel suo testamento spirituale. A un giovane, indisciplinato cronista de L’Italia ripeteva spesso un’affermazione di uno dei suoi amati padri della Chiesa: «Serva ordinem et ordo servabit te».

Dietro queste parole c’era non solo la sua testimonianza concreta di tutta una vita, ma anche il richiamo, talvolta austero, che ciò che conta per ogni cristiano, quale sia la sua professione, «è costruire la giustizia, rinnovare il mondo e poi andare in Paradiso».Il processo di beatificazione avviato dalla diocesi di Milano compie ora un passo ulteriore. Il “servo di Dio” Giuseppe Lazzati diventa venerabile, essendo stata riconosciuta, da parte della Chiesa, l’eroicità delle sue virtù. Diventa quindi un esempio per l’intera comunità cristiana.

Antonio Airò (Avvenire)

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