“L'istituto secolare è un istituto di vita consacrata in cui i fedeli, vivendo nel mondo, tendono alla perfezione della carità e si impegnano per la santificazione del mondo, soprattutto operando all'interno di esso.” (Codice di Diritto Canonico c. 710).
Gli Istituti Secolari, dono recente dello Spirito alla Chiesa, rappresentano una nuova e originale forma di vocazione e partecipazione all’espansione e alla crescita del Regno di Dio nel mondo. Con la Costituzione Apostolica Provida Mater Ecclesia del 2 febbraio 1947, Pio XII approva la nuova forma di vita consacrata nel mondo. A queste Associazioni viene dato il nome di Istituti secolari. In un altro documento, sempre di Pio XII, il Motu proprio Primo Feliciter, del 12 marzo 1948, si sottolinea che la secolarità è la "ragion d'essere" degli Istituti secolari.
I loro membri sono uomini, donne e sacerdoti che, vivendo nel mondo la vita ordinaria di tutti, in risposta ad una chiamata di Cristo, s’impegnano ad incarnare il Vangelo in povertà, castità, obbedienza nello spirito delle Beatitudini. I membri laici rimangono a pieno titolo nello stato laico: sono cioè semplici battezzati, ma che, in risposta ad una particolare chiamata, qualificano il loro stato di laici consacrandosi “interamente” a Dio con la professione dei consigli evangelici.
Lo Spirito Santo, artefice mirabile della varietà dei carismi, ha suscitato nel nostro tempo nuove espressioni di vita consacrata: gli Istituti secolari i cui membri intendono vivere la consacrazione a Dio nel mondo attraverso la professione dei consigli evangelici nel contesto delle strutture temporali, per essere così lievito di sapienza e testimoni di grazia all'interno della vita culturale, economica e politica.
Attraverso la sintesi, che è loro specifica, di secolarità e consacrazione, essi intendono immettere nella società le energie nuove del Regno di Cristo, cercando di trasfigurare il mondo dal di dentro con la forza delle Beatitudini.
Consacrazione. La professione dei consigli evangelici radicalizza la consacrazione battesimale per una accresciuta esigenza di amore a Dio e ai fratelli, suscitata dallo Spirito Santo. Quella dei membri degli Istituti Secolari è quindi una forma di consacrazione vissuta in mezzo alle realtà temporali “per immettervi la forza dei consigli evangelici” (Paolo VI). Infatti essi, “vivendo nel mondo, tendono alla perfezione della carità e si impegnano per la santificazione del mondo soprattutto operando all’interno di esso” (CDC can. 710).
Secolarità. “Secolarità” indica il permanere dei membri degli Istituti Secolari nel mondo, fra gli uomini del loro tempo, dei quali condividono condizioni, istanze, professioni… Consapevoli di dover “cambiare il mondo dal di dentro” (Giovanni Paolo II), collaborano con lo Spirito ad illuminare e ordinare le cose temporali al progetto di Dio in Cristo, perché tutto sia a lode e gloria della sua grazia.
"È doveroso conoscere e far conoscere questa vocazione, così attuale e vorrei dire così urgente, di persone che si consacrano a Dio praticando i consigli evangelici, e in tale consacrazione speciale si sforzano di immergere tutta la loro vita e tutte le loro attività, creando in se stesse una disponibilità totale alla volontà del Padre e operando per cambiare il mondo dal di dentro" (cfr. Alloc. 28 agosto 1980).
I membri degli Istituti Secolari sono chiamati a vivere il radicalismo del Vangelo alla sequela di Cristo vergine, povero e obbediente, per essere nel mondo fermento e testimonianza dell’amore che Dio ha per esso.
La loro “castità dice al mondo che si può amare con il disinteresse e l’inesauribilità che attinge al cuore di Dio” (Paolo VI) e ci si può dedicare gioiosamente a tutti con cuore libero. Questa libertà trova la sua sorgente e la sua forza in uno stato permanente di preghiera, di unione intima con Dio, di centralità di Cristo da cui tutto deriva e a cui tutto ritorna nella concretezza degli incontri e dei rapporti con gli altri.
La loro “povertà dice al mondo che si può vivere tra i beni temporali e si può usare dei mezzi della civiltà del progresso senza farsi schiavi di nessuno di essi” (Paolo VI). Il laico consacrato usa dei beni che è chiamato ad amministrare, con distacco interiore, valorizzandoli quali doni di Dio in modo che diventino segni di carità e di giustizia tra i fratelli. La povertà del laico consacrato è condivisione di tutto ciò che “è” e che “ha” con ogni povertà degli uomini del suo tempo. Questo lo impegna anche ad una costante lettura dei segni dei tempi avendo come criterio il discernimento della fede. La loro “obbedienza dice al mondo che si può essere felici restando pienamente disponibili alla volontà di Dio, come appare dalla vita quotidiana, dai segni dei tempi e dalle esigenze di salvezza del mondo d’oggi” (Paolo VI).
Il laico consacrato si verifica costantemente nei confronti del Regno di Dio, per fare solamente ciò che risponde al disegno di Dio su di lui. Si abitua perciò all’ascolto della voce dello Spirito che risuona nella Parola, nelle indicazioni del Magistero, nel cammino della Chiesa locale nella quale vive e alla cui missione collabora, nella verifica con il proprio gruppo e i responsabili dell’Istituto di appartenenza, nel dovere quotidiano, nella storia degli uomini. Le costituzioni di ciascun Istituto stabiliscono i vincoli sacri con cui vengono assunti nell’istituto i consigli evangelici, definiscono gli obblighi che essi comportano, salva sempre, però, nello stile di vita, la secolarità propria dell’istituto (CDC, 712).
La natura e le caratteristiche degli Istituti secolari sono precisate, infine, nel Codice di Diritto Canonico (25 gennaio 1983): i Secolari consacrati non sono da considerare come i Religiosi, però hanno in comune con essi la consacrazione, mediante la professione dei consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza.
Peculiare caratteristica di essi è la secolarità, per cui i membri vivono la loro consacrazione a Dio restando nel proprio ambiente, attendendo al lavoro quotidiano e servendosi degli stessi mezzi dei laici per realizzare la santificazione personale e quella del mondo.